Highlighs 2017?
Pochi forse, ma di forza ed emozione.
In testa, un classico del cinema persiano, di cui ormai ahinoi si distribuisce troppo poco: Il cliente, di Asghar Farhadi, maestro delle macchine narrative perfette. E a seguire una carrellata di volti femminili, chissà perché, ma il cinema oggi sembra aggrapparsi disperatamente alla vecchia speranza: che sia femmina…: Elle, di Paul Verhoeven, a sorpresa un ritratto feroce e cinico come se fosse uscito dalla mente di Haneke – Jackie, di Pablo Larrain, con Natalie Portman, cigno bianco della grande tragedia americana – La mia vita da Zucchina, un ‘animazione di Claude Barras: Zucchina, 9 anni, dopo la scomparsa della madre, viene mandato a vivere in una casa-famiglia. Grazie all’amicizia di un gruppo di amichetti e soprattutto della dolce Camille, riuscirà a ritrovarsi.
Infine l’impresa comunitaria di 120 battiti al minuto di Robin Campillo, free cinema come si faceva una volta, collettivo adrenalinico e impegno sociale.
Ma alla fine, in un anno sempre più segnato dai sequel e dagli universi seriali, il grande cinema sembra destinato soprattutto a mordersi la coda, rifacendo soprattutto il verso a se stesso, e i veri highlights per i cinefili sono stati i seguiti di due titoli di culto estremo, Trainspotting 2 di Danny Boyle e Blade Runner 2049 di Denis Villeneuve. Due film imperfetti, scomposti, svuotati, ma quanto piacere ci ha fatto ritornare con la mente a quei vecchi riti consumati nel tempo, evocarne i fantasmi e accanirci impietosamente sui loro doppi digitali senz’anima?
Criticate, allievi del MEC, criticate!
Massimo Locatelli